venerdì 12 aprile 2013

La De Filippi del Pd

Non è uno scontro politico ma una sceneggiata alla De Filippi. Ormai per raccontare il lungo braccio di ferro tra Bersani e Renzi occorre chiedere aiuto alla sapiente regia della Maria di Costanzo. Mesi di scontri, poi l’avvicinamento e gli accordi. Adesso la nuova rottura. La guerra tutta interna al Partito democratico procede a ritmi incalzanti. Il povero Samuele Zerbini è preda ad uno sballo quotidiano, emette messaggi incomprensibili, copiati da improbabili Bibbie. Fortuna che il Giovane ha iniziato una lodevole revisione critica nel mondo avariato dell'urbanistica locale. Ci voleva un rastrellamento dei pochi proprietari rimasti, senza permesso di costruire, verranno rinchiusi nel gulag degli abbandonati politici. Critiche, insulti, colpi bassi. Il sindaco rottamatore e il segretario democrat sembrano essere arrivati allo scontro finale. L’ultimo scambio d’accuse,  riguarda la mancata nomina di Renzi tra i grandi elettori della Toscana che il 18 aprile voteranno il presidente della Repubblica. Stando ai tabulati Telecom sembra che il sindaco fiorentino abbia ragione, ci sono tre telefonate non trascritte come a Calciopoli. Pigi smentisce di aver deciso, anche solo suggerito, o anche solo pensato alcunché, a proposito di una scelta che riguarda unicamente il Consiglio regionale della Toscana. Siamo alla soap opera democrat. Le deboli correnti grilline sembrano gruppetti di bambini alla scuola dell'infanzia politica. Renzi vuole andare al più presto alle elezioni, ha capito che lo faranno fuori, lo costringeranno a farsi un partito suo, farà la fine di Fini e Casini. Il Governo B&B per lui sarebbe letale, lo costringerebbe ad andare a vedere ogni domenica la partita con i saltellanti Della Valle, addio De Filippi.