martedì 16 aprile 2013

L'Ultimo Inquisitore

“L’ultimo inquisitore” è il titolo di un bellissimo film ambientato nella Spagna di fine ‘700, dove uno zelante inquisitore, cerca l’eresia non con spirito di verità, ma per compiacere il suo ruolo ed i suoi superiori. Quando iniziano a soffiare forti i venti della rivoluzione dalla vicina Francia però, l’inquisitore abbandona repentinamente la talare per vestire i panni del più fervido dei giacobini, diventando, di lì a poco, Procuratore capo del governo napoleonico in terra spagnola. Un mirabile esempio cinematografico di come si possa rinnegare se stessi per inseguire il potere, ammantandosi di ipocrisia ed opportunismo, sempre pronti ad assecondare il potente di turno, sperando nelle sue grazie e nelle sue ricompense. Il protagonista del film non combatte battaglie ideali, non segue la causa in nome di un bene superiore, ma cambia casacca solamente per il proprio tornaconto personale. Vizi antichi di secoli che trovano, nella nostra contemporaneità, emuli esemplari in ogni dove. L'ex paladino del territorio, acerrimo nemico margheritino della speculazione, si trasformò, al suono del flauto magico del trinariciuto coi baffi, in primo sostenitore delle varianti, voce tonante contro gli eretici dissidenti della cementificazione progressista. Mutato padrone e chioma, rinnega nuovamente il suo passato ed abbraccia la visione che un tempo osteggiava, per compiacere colui dal quale spera di ricevere un... ringraziamento per il suo servigio. Così, “L’ultimo mattonaro”, canta vittoria per un’inutile ed irrisoria battaglia, combattuta contro le formiche senza santi in paradiso. Canta forte, per far sentire al suo nuovo padrone, quant’è bella la sua voce.