martedì 1 gennaio 2013

Sette Giorni

Repubblica di Scalfari boccia l'Agenda Monti, a fianco di Mario venti per cento, rimangono il Corriere, Stampa e Messaggero di Casini. Anche George si sente tradito, in una settimana è cambiato lo scenario preparato accuratamente per quel debole di Bersani che continua a ridere, sorpreso che il Prescelto della Mekel non abbia onorato patti ed impegni. Eugenio lo accusa di volere rifare la dici. Quando si è fusa con i comunisti andava bene. Tutto è cambiato in una settimana, fortuna ha voluto che in Calabria hanno ricandidato la giovane Rosy. I renziani vengono massacrati a piacimento, a Matteo sta bene, non ha seguito i nostri consigli, doveva per primo emigrare, avrebbe avuto tanti posti e treni a disposizione, farà fatica a fare il Sindaco, Può sempre diventare Art Director del Maggio Fiorentino. Monti aveva parlato da uomo di Stato tracciando le linee maestre d'un programma (o agenda che dir si voglia) per completare l'uscita dall'emergenza e proiettare il Paese verso il futuro dell'Italia e dell'Europa, completare la legge contro la corruzione, portare avanti le liberalizzazioni, ripristinare il reato di falso in bilancio, varare una legge che risolva il conflitto d'interesse. Mantenere gli impegni assunti con l'Europa, stabilizzare il rigore dei conti pubblici e avviare la seconda parte di quegli impegni, la crescita economica, il lavoro, l'equità, il taglio delle spese correnti, l'alleggerimento delle imposte sul lavoro e sulle imprese, la produttività e la competitività, l'abolizione delle Province, il tasso demografico. E' rimasto di tutto questo un incitamento alle donne a fare più bambini, lui non ce la faceva più. Due giorni dopo aveva già iniziato colloqui riservati con l'associazione di Montezemolo e con i centristi di Casini e di Fini, avendo come consiglieri i suoi ministri Riccardi e Passera; poi aveva incontrato il giuslavorista Ichino in rapido transito dal Pd, i dissidenti del Pdl guidati da Mauro, mentre cresceva il numero dei ministri del suo governo interessati a proseguire con lui l'esperienza iniziata un anno fa. Intanto fioccavano gli "endorsement" da quasi tutte le cancellerie europee e americane ed uno decisivo da ogni punto di vista del Vaticano, proveniente dai cardinali Bertone e Bagnasco e dall'"Osservatore Romano". La Chiesa, la sua gerarchia, lo vorrebbe alla guida dell'Italia per i prossimi cinque anni. Cosa poteva incassare di più, mancava la voce dei sindacati, non contano più un cazzo, tanto meno il nostro. Con il fronte berlusconiano la rottura politica è stata completa e definitiva, questo è un dato che onora il Cavaliere, Bersani per quello che vale, è definito invece affidabile ma la Camusso e Vendola sono considerati dei bolscevichi. Casini e Fini sono pneumatici invernali da dismettere in primavera, erano logori anche prima. Il Vaticano neanche ai tempi di Fanfani, Moro ed Andreotti, si era spinto ad un tasso così elevato di marchette. Sembra davvero che vogliano emendare il loro appoggio politico al Cavaliere, beneficiati a colpi di esenzioni di imposte immobiliari. Da venerdì scorso Mario Monti è leader della coalizione centrista. Ingroia è entrato pesantemente in campo, promettendo una rivoluzione sociale togata che neanche Di Pietro aveva osato minacciare, la sua agenda è quella di Travaglio, Grillo ha pensato bene di chiudere la porta del..carcere. Repubblica ha definito Casini l'inrottamabile, ma non era una settimana fa uno dei grandi amici di Pigi, non è in giunta sicula con outing Crocetta? Pensate come cambia il mondo nei sette giorni destinati, secondo tradizione, alla sua creazione, democristiani compresi.