martedì 9 aprile 2013

A Fette

L'atmosfera nel Partito democratico è quella delle nefaste occasioni, ad arroventare la polemica, non è il consueto scontro Bersani-Renzi, anche no outing presidente va giù dura: Bersani non sa più che fare, il partito è fermo, senza prospettiva. Dario Franceschini, uscito dalla tana nella quale si era rinchiuso per la paura post voto, apre al pidielle, chiudendo con Grillo. E' riuscito anche ad aggiungere storiche affermazioni sugli italiani. Il capo della destra, che ha preso praticamente i nostri stessi voti, è ancora Silvio Berlusconi, con lui bisogna dialogare. Il povero Pigi sembra l'unico che abbia a cuore le sorti dei milioni di italiani che credono ancora in quel miscuglio velenoso definito democrat.  Nicola Latorre, dalemiano, sostenitore di Bersani in vita, invita a non demonizzare Renzi ed aprire una nuova fase. Insomma è fatta. E' arrivato anche l'ambasciatore del Migliore a portare il nulla osta per il grande e necessario inciucio. Gli aspiranti suicidi si possono tranquillizzare, avranno nuovi e validi motivi per farlo. Se si vuol dare un governo al Paese, in questa fase si debbono accettare forme di collaborazione, uscire dall'incomunicabilità e puntare ad un governo di transizione o scopo. Mi sembra di averla letta da qualche parte. Alle affermazioni del primo vero rottamando si è sentito nel partito un coro di esultanti condivisioni, occorre il solito democristiano per raccontare la verità. E' quello che volevano fare da subito, visti i risultati elettorali e le loro vocazioni personali. Bisogna dare atto a Bersani di avere avviato un tentativo con il M5Stelle per studiare una fase nuova. Tardi e male, dopo tonnellate di insulti anche in dialetto piacentino. Sembra che lo scouting politico, con tante facce anche attiranti, abbia colpito anche qualche giovane virgulto con meno stelle degli altri. I danni collaterali di una rivoluzione, francamente credevo fossero più consistenti, non ci sono più i comunisti di una volta.