Lord _____________ volle che mi rendessi conto direttamente dei nuovi metodi scientifici in vigore nel paese; perciò appena tornati in città pregai un amico di accompagnarmi a visitare la Grande Accademia (di Lagado n.d.r.). Là lavoravano e studiavano le grandi menti dello Stato... Fui ricevuto con grande cortesia dal custode, e le mie visite non furono né una né due, ma parecchie. Ogni stanza ospita uno o più scienziati, e non credo siano state meno di cinquecento le Camere in cui entrai per visitarli. La prima persona che vidi aveva l'aspetto sparuto, faccia e mani sporche di fuliggine, barba e capelli lunghi incolti, abiti cenciosi, scottature in diverse parti del corpo. Vestito, camicia, e pelle erano tutt'un colore. Da otto anni si stillava il cervello per estrarre raggi solari dai cetrioli, rinchiuderli in fiale ermeticamente sigillate, e dar loro libera uscita quando fosse necessario scaldare 1'aria nelle stagioni rigide e inclementi. Mi disse d'essere sicuro che, in capo ad altri otto anni, sarebbe stato in grado di rifornire di luce solare, a un prezzo modico, i giardini del Capo dello Stato. Vidi un altro inventore intento a ridurre un pezzo di ghiaccio in polvere da sparo. Costui mi mostrò pure un trattato che aveva scritto sulla malleabilità del fuoco, e che era sua intenzione pubblicare. C'era anche un genialissimo architetto che aveva trovato un nuovo metodo di edificare, cominciando, cioè, dal tetto della casa, e procedendo giù giù fino alle fondamenta. « O non fanno precisamente cosi » egli mi diceva « quei due sagaci insetti che si chiamano ape e ragno? » Vidi un cieco, nato con intorno parecchi discepoli, al pari di lui, orbi: mescolavano colori che, sotto la guida del maestro, imparavano a distinguere mediante il, tatto e l’odorato. Fu sventura tutta mia se quella volta diedero prova di non avere in tutto e per tutto profittato delle lezioni, e se il professore lui stesso si sbagliò novantanove volte sopra cento. Questo scienziato gode della massima stima e degli incoraggiamenti pił cordiali dell' intero sodalizio. In un'altra camera mi compiacqui altamente di conoscere 1'inventore del nuovissimo metodo di arare il suolo mediante maiali, col risparmio delle spese per aratrici, buoi e lavoro di braccia umane. Si tratta precisamente di questo: in un ettaro di terreno si depositano, a distanza un metro e mezzo e alla profondità di due, ghiande in buon numero, datteri, castagne, ed altre bacche di cui più son ghiotte quelle bestie; poi seicento o più di queste si lasciano andare libere per il campo. In capo a pochi giorni si puņ star sicuri che, per scavare il cibo, avranno dissodato l'intero pezzo di terra si da renderlo atto alla seminagione, concimandolo, nel tempo stesso, coi rifiuti del loro corpo. Vero è che, fatta l'esperienza, la spesa e il fastidio risultarono enormi, e la messe manca quasi del tutto. Tuttavia, non č lecito dubitare che siffatta invenzione non abbia a perfezionarsi immensamente Entrai in un' altra stanza, dalle pareti della quale, e dal soffitto, pendevano delle ragnatele, tutt' intorno, fuori che nell'angusto spazio attraverso il quale il tecnico entrava ed usciva. Quando stavo per varcar la soglia, egli mi apostrofò perché badassi a non danneggiare le sue ragnatele. Lamentava il fatale errore, che per così lungo tempo aveva fuorviato gli uomini, di adoperare i bachi da seta invece di tanti insetti domestici che, infinitamente superiori a quelli, sanno tessere e filare. Né si fermava qui, ma sosteneva che, ove' si adoperassero i ragni "non ci sarebbe nemmeno più la spesa di tingere i tessuti. Dovetti convincermi che aveva ragione, quando mi mostrò una gran quantità di' mosche cui aveva dato i colori più belli e delle quali nutriva i suoi ragni. Evidentemente le ragnatele avrebbero .derivato i colori dalle mosche, cioè ogni possibile colore; si da soddisfare tutti i gusti. Bisognava, però, dar prima forza e. consistenza ai fili, e, a tale uopo, egli stava cercando certe speciali materie gommose, oleose e glutinose, le quali potessero servire di cibo adatto alle mosche. Avevo fin qui veduto soltanto un lato dell' Accademia, perché l'altro era riservato .ai promotori delle scienze speculative filosofi, economisti e pensatori matematici. Fra gli occupanti, il primo settore devo ancora menzionate, tuttavia, un altro illustre personaggio, che viene chiamato il tecnico universale. Costui ci disse che da trent' anni aveva fatto oggetto del suo studio il miglioramento della vita umana. Disponeva di due ampie stanze piene di singolarissimi e meravigliosi strumenti. Gli facevano da assistenti. cinquanta persone; alcune erano occupate a condensare l'aria fino a trasformarla in una sostanza secca e tangibile mediante un processo di estrazione del nitro e di filtrazione delle particelle acquose o fluide; altre cercavano di rendere il marmo morbido perché potesse servire per guanciali e cuscinetti da spilli. L'artista stesso stava in quel momento lavorando ad arrestare la crescita della lana sopra due agnelli spalmandoli d'una certa composizione {atta di gomme, minerali e vegetali: egli sperava di potere, in tempo relativamente breve, propagare in tutto il paese una nuova razza di pecore senza vello. Ci recammo quindi alla scuola di lingue, dove tre professori si consultavano circa il modo di migliorare l'idioma del paese. Venne proposto dapprima d'abbreviare il discorso riducendo i polisillabi in monosillabi e sopprimendo verbi e participi. In. realtà, tutte le cose immaginabili che altro sono se non nomi? In secondo luogo si propose di abolire addirittura qualsiasi parola per il vantaggio evidente che da tale abolizione sarebbe derivato alla salute è alla brevità. Infatti, ogni parola che si pronunzia č in certo modo un .logorio dei nostri polmoni e contribuisce ad accorciare la vita. Considerando che le parole sono soltanto nomi che designano cose, converrebbe agli uomini di portare addosso tutte quelle cose. necessarie ad esprimere i particolari affari di cui si propongono di parlare. Molti fra i più dotti e i più saggi aderiscono al nuovo sistema di esprimersi mediante le cose. C'č un solo inconveniente ed è che, se gli affari da trattare sono molti e di diversa specie, si č obbligati a portare addosso un sacco enorme di oggetti, a meno che si possa disporre d'uno o di due robusti servi accompagnatori che facciano da facchini. Spesso ebbi occasione di vedere due di quei sapienti quasi schiacciati dal peso del loro sacchi, e simili ai nostri merciaiuoli ambulanti. Incontrandosi per la strada, deponevano a terra il carico, o, aprivano il sacco, ne estraevano questa e quella cosa, e conversavano cosi per un' ora. Poi rificcavano gli oggetti nel sacco, si, aiutavano scambievolmente a sollevare sulle spalle il fardello e prendevan commiato l'uno dall' altro. Per conversazioni brevi le cose da portare sono poche e trovano posto nelle tasche e sotto le braccia. A casa, com' č chiaro, non può mancare nulla. Gli aderenti a questo nuovo' sistema di esprimersi hanno il salone da ricevere sempre pieno di tutti gli oggetti che debbono fornir materia a-questa specie di conversazione artificiale. Un altro grande vantaggio i proponenti di questa invenzione segnalavano, che, cioè, essa sarebbe valsa come lingua universale di tutte le nazioni, civili, le quali generalmente adoperano suppellettili ed utensili della stessa specie, o che molto si somigliano. In tal modo, gli ambasciatori avrebbero potuto trattare con principi e ministri stranieri, pure ignorando del tutto le lingue di questi ultimi. Visitai, infine, la scuola di matematica, dove il maestro impartiva il suo insegnamento con un. metodo che in Paesi diversi dall’Europa si stenterebbe perfino a immaginare. Teorema e dimostrazione venivano nitidamente scritti sopra un'ostia sottile con inchiostro composto d'una essenza cefalica. Lo studente era tenuto ad ingoiarla a stomaco vuoto, e, per tre giorni successivi, a mangiare soltanto pane e acqua. Via via che l'ostia era ingerita, la essenza saliva al cervello portando seco il teorema. L'esito, però, non era stato fino allora conforme all'aspettativa, sia per causa di qualche sbaglio nelle dosi della composizione, sia per la birberia dei ragazzi, i quali, trovando disgustoso quel boccone di solito, vanno a nascondersi e lo sputano prima che possa fare effetto. Nessuno, inoltre, č riuscito ancora a persuaderli di praticare rigorosamente la lunga astinenza che la prescrizione richiede.
Jonathan Swift “Gulliver’s Travel” Mondadori