domenica 12 maggio 2013

Enzo B

Berlusconi ha urlato a Brescia che lui è stato trattato come Tortora. Enzo B. Come è strana la politica italiana, nella città famosa per uno degli attentati inauguranti la strategia della tensione, la manifestazione del pidielle al governo con i compagni senza elle, ha avuto come contestatori i coerenti centri sociali ed il M5Stelle. I nemici storici, gli iscritti a Repubblica erano allegramente(?) seduti per eleggere un traghettatore, quei sindacalisti che servono a tappare buchi profondi, avendo esaurito tutte le pezze del mercato. Berlusconi: “Io come Tortora” e Brescia finisce nel caos, ma il Pidi ha un altro segretario, una badante in regola fino ad ottobre. La stampa con le tivu di stato e regime per non sbagliare se la prende con il MoVimento, la colpa dei disordini è grillina. La vergogna bresciana non è rappresentata solo dall'azionista di maggioranza del governo che inscena una avvilente contestazione ad una parte della magistratura, accompagnato dal Vice dei DueLetta ed una serie di ministri di contorno, quanto dall'assenza del pidi dai manifestanti. O meglio non c'erano le bandiere, sono sicuro che in mezzo ai sociali e movimentisti c'erano tantissimi ex votanti. Quelli che per ragioni geografiche sono rimasti a casa si saranno divertiti con lo streaming che annunciava la lieta novella del giovane Epifani. L'editoriale di BarbaPapà consegna la visione di un partito allo sbando, si ritrovano assieme nella battuta di caccia mattutina al MoVimento, con bugie e malversazioni giornalistiche, per camuffare la realtà che li vede complici di Berlusconi. Gli esponenti pidiellini arrivano alla spicciolata o nascosti in macchine coi vetri scuri oppure oscurati dallo spreco di ben dieci carabinieri per Brunetta. Nelle vie adiacenti a piazza Duomo, dove è stato montato il palco del Pdl, ci sono capannelli di ragazzi con bandiere di Che Guevara e Beppe Grillo, che litigano con i manifestanti del Popolo della Libertà. Quando arriva il Cavaliere parte un coro di insulti: «in galera, in galera, Brescia libera, Brescia libera». Proprio Brescia, la città dove gli avvocati di Berlusconi Niccolò Ghedini e Pietro Longo volevano spostare i processi. Dietro la macchina di B. c’è Francesca Pascale, allora abbiamo capito che non cambia niente.
bresciaieri.it