martedì 21 maggio 2013

Sta Diventando un Lavoro

Ultimamente ho come l'impressione che queste note stiano diventando troppe, ma certe azioni sono una vera e propria richiesta di intervento ed allora non mi posso esimere. Ricordate la lamentela di scarsa visibilità, appena una nota fa? Subito colmata. Trafiletti modello tetris per le cose di cui la cittadinanza avrebbe il diritto di essere informata, quando ci sono, e roboante risalto per pataccate... basta assomiglino più ad un pettegolezzo che ad una notizia. Mi riferisco al titolo “il 'grillino' ribelle accusato di aver rigato un auto davanti casa”. Questo nello specifico è il titolo de La Voce di Romagna, ma altri non sono dissimili. Sia chiaro, la mia critica non è nella rappresentazione, ne nell'uso della parola “Grillino” come aggravante, perché se ti metti a rigare le macchine dopo aver sostenuto gli ideali del M5S sicuramente c'è qualcosa che non va. Poi, ovviamente, il fatto contestato è da provare. La mia critica è nella rilevanza mediatica data al caso, rispetto ad altre notizie di ben altro spessore. L'incontro di Giulia Sarti? Si, anche quello, ma non solo... siamo mica alla sesta nota per niente. Sinteticamente, poi passiamo subito ai calci nel culo, il problema sta nel fatto che si preferisca il bieco gossip, piuttosto che l'esercizio di un vero servizio per il cittadino. Gli interessi del cittadino non vendono, ma la prurigine si? Dipende da che tipo di lettori si cercano. Il Movimento 5 Stelle rappresenta un cospicuo numero di persone che, oltre ad essere stufe dei partiti tradizionali, sono anche stufe di leggere i soliti quotidiani. Dunque, se proprio vogliamo lasciar perdere discorsi etico-morali, anche commercialmente siamo difronte ad un'auto castrazione (Il Fatto Quotidiano docet). A guardare i nodi venuti al pettine in questi ultimi anni sembrerebbe che Rimini abbia prodotto, in qualsiasi campo, una bella generazione di amministratori e dirigenti particolarmente inefficaci. E' colpa della crisi? No. La crisi ha solamente scoperto il culo a chi faceva il fenomeno con l'abbondanza ed è proprio con la crisi che si vede chi sono quelli bravi. Simone Bertozzi, lo cito perché si è impiegato in una discussione pubblica sempre qui su Facebook, mi mette in guardia dal ridurre tutto a “i giornalisti sono cattivi e non danno spazio al Movimento”. Va detto, il rischio che passi questo messaggio c'è, ma non è un rischio mio, tanto meno del M5S. Fate Vobis. L' invito, spedito con questi bonari calci in culo (potrei essere molto più cattivo sappiatelo), è recuperare il mestiere del giornalista e la pratica del giornalismo. La mail che arriva in redazione è solo un primo passo, non il compimento del lavoro e il vero giornalista approfondisce, non si diventa mica dei Travaglio con il copia e incolla. Per adesso il servizio che vedo offrire dai giornali è appaltabile (e probabilmente lo sarà) ad una filiale cinese che costerà ancora meno della fame che tutti si lamentano di prendere. A meno ché, ovviamente, non ci sia da fare stupido gossip, allora li si che sono tutti campioni. Non è per citare sempre la “rete” come unica alternativa, ma attualmente Google, il motore di ricerca più usato al mondo, garantisce livelli di indicizzazione più alti a chi presenta tra la sua produzione materiale originale e punisce, facendo perdere posizioni nei risultati di ricerca, chi si limita a riproporre il contenuto di altri. In internet, dove il navigatore sceglie in pochi secondi, si è obbligati a stare attenti a certe cose, in edicola no, perché di fronte a fotocopie tutte uguali la scelta è veramente determinata dalla foto della Minetti che mangia un calippo al mare. Attenzione però perchè non si tratta di merito del labbro ipertrofico, bensì di demerito della cultura giornalistica. Il Movimento 5 Stelle non sta sui giornali? Pazienza. Abbiamo notizie fresche di giornata che viaggiano alla velocità del pensiero, con una diffusione che nessun giornale ormai può più avere. Il problema è ben altro: che tipo di giornalisti vogliamo a Rimini? No perché se la società va riformulata non tocca solo alla politica, buona parte del lavoro bisogna farlo anche sul Quarto Potere. Io quando penso al giornalismo penso a Cosimo Cristina, Mauro De Mauro, Giovanni Spampinato, Carlo Casalegno, Peppino Impastato, Mario Francese, Walter Tobagi, Pippo Fava, Giancarlo Siani, Mauro Rostagno, Beppe Alfano. Altri, probabilmente, sperano solo di beccare un “grillino” che riga le auto. Il giornalismo è morto, viva l'open Journalism. 
 Davide Cardone