giovedì 30 maggio 2013

Perdenti

Cosa sarebbe successo se il Movimento Cinque Stelle avesse votato per Romano Prodi al Quirinale con il Pd o se avesse afferrato la mano di Pierluigi Bersani, invece di premiarlo con il classico 47 del morto che parla? E' facile nel bar della politica parlare da sopra, guardando le carte di tutti i giocatori al tavolo. Il dubbio rimane, assieme alla certezza che in questi tre mesi sono state commesse una montagna di cazzate pentastellate, praticamente non è stato indovinato niente. Strategia ed interpreti inadeguati, molto più di quanto francamente si potesse temere. La melina delle diarie verrà inserita nell'enciclopedia delle cose mediaticamente orribili, difficile quantificare i danni prodotti, ma ad urne chiuse, siamo tutti bravi a ricordare gli avvisi che arrivavano dalla gente, amici, simpatizzanti. Il crogiolo di battute che scorazzavano sul web, il territorio di casa. Gli italiani affrontano ancora la crisi con fatalismo, non si appassionano più al teatro sfinito della politica e puniscono anche Beppe Grillo, che a Roma aveva lanciato il MoVimento ad uno splendido risultato. Non può essere sempre lui il traino vincitore, è costretto ad alzare toni e ripetere cose che non vengono eseguite. La differenza tra lotta e governo ha sfiancato partiti più strutturati. Non avere una organizzazione ha fatto volare il successo iniziale, con rapidità doppia anche la sconfitta. Non esiste radicamento sul territorio, nessun movimento o partito è riuscito a sopravvivere senza strutture locali. A Rimini siamo in grado di renderla permanente, non mancano forze ed intelligenze, paragonati ai taglianastri siamo nell'olimpo politico, senza ciclabile. Girano i raffronti dei risultati recenti con quelli di cinque anni fa, non servono, il tempo trascorso, per quanto breve, segnala un'epoca non confrontabile con l'attuale. Solo per Pidi e Pidielle valgono questi raffronti. Non hanno da esultare, entrambi segnano pesanti perdite. E' andato a votare lo zoccolo duro, le organizzazioni sindacali ed associative, società, apparato, pagati, promessi ed affittati, migliaia di persone anche in una città come Rimini. Il Movimento forza giovane non possiede zoccoli solo sandali penitenziali. Non viene premiata nemmeno la cosiddetta antipolitica, come se anche il voto di protesta, così forte alle recenti elezioni di febbraio, fosse anch’esso considerato inutile. Quali le conseguenze sul tavolo da gioco della politica italiana? Quasi nessuna, per il momento. Gli equilibri rimangono congelati in un clima d’attesa. Sono stati rotti a febbraio con la partecipazione di milioni di cittadini che hanno riversato quasi interamente la loro precaria fiducia su Grillo. L'hanno ritirata, occorre richiederla quando si è sicuri di onorarla, iniziando dal basso, facendo conoscere idee e proposte, fosse anche una pista ciclabile a norma. Il discrimine non è il voto ai sedicenni, una ottima proposta, ma l'uscita dall'euro. Gli inglesi, popolo coraggioso, entrati in guerra anche da soli, hanno dato un grande consenso agli antieuropeisti dell'Ukip. In tutti i paesi, perfino nella scandalosamente beneficiata Germania si assiste al proliferare di questi movimenti. A noi hanno cancellato la procedura d'infrazione a patto che abbassiamo a colpi di 50 miliardi all'anno il nostro deficit. Morti ma in Europa