domenica 26 maggio 2013

Penelopi

A distanza di un mese dal giuramento dei DueLetta nelle mani di Napolitano, nel Pidi prendono corpo due macro-correnti che si aggiungono alle 13 personali o composte da almeno due persone di fatto. Da un lato, l’asse Letta-Raccomandatore-Bersani, il pilastro traballante del governo con il Pdl, dall’altro, coloro che, per i motivi più vari, puntano a movimentare il quadro. In questa fase non significa fare cadere il Governo con George e concedere al MoVimento un facile 32% senza premio di maggioranza che portano molto più in alto per lasciare le cose come stanno. La battaglia prossima ventura per alcuni è rappresentata dal Congresso del Pidi, da altri il voto. Tra i filo-governativi circola perfino la volontà di spostarlo a dopo le elezioni riminesi per dare modo al Master Plan di essere approvato. La geografia variabile di un partito mai nato cambia di continuo, gli effetti dell'inciucio con Berlusconi vengono previsti dal grave al tragico. Non si era mai visto un finto Premier calare così vistosamente in sondaggi addomesticati. Uno schema che si riflette su ogni passo del dibattito politico delle ultime settimane: dal tumultuoso voto in commissione Giustizia al Senato che ha messo a rischio l’elezione del berlusconiano Francesco Nitto Palma alla presidenza, al tema grillino dell’ineleggibilità di Berlusconi che fa proseliti anche nel Pd, fino alla legge elettorale. Quest’ultimo è un po’ il fronte caldo dello scontro tra le due macro-aree democratiche, l’ipotesi caldeggiata a Palazzo Chigi di ritoccare il Porcellum non piace ai guastatori, nemmeno ad Ikea Anna che vorrebbe il Mattarellum e considera l’introduzione della soglia al 40 per cento per avere il premio di maggioranza come una trappola che di fatto istituirebbe di nuovo il proporzionale. Non piace nemmeno a Massimo D’Alema, cui non è mai dispiaciuto il proporzionale alla tedesca, ma in questa fase vedrebbe meglio il doppio turno alla francese. E poi non piace ai prodiani, bipolaristi convinti, come Arturo Parisi. Non piace a Matteo Renzi, che spinge per una nuova legge elettorale tout court: no ai ritocchi al Porcellum e se il governo non ce la fa, torni a casa. Il sindaco di Firenze, si sa, non vede l’ora che si torni alle urne, per candidarsi a premier e ristabilire un po’ di verità storiche: ossia la differenza tra Pd e Pdl. Epifani non abbiamo voglia nemmeno di citarlo tanto è inconsistente. Ci rimane un dubbio, alla fine il MoVimento si dovrà alleare con Matteo? Cominciamo a pensarci, secondo me poteva capitare di peggio.

P.S.
Vitali con l'aiuto della sindacalista gestisce la scuola come le piste.