giovedì 20 giugno 2013

Al Signor Febo

Quando leggo tali giudizi pragmatici al limite dell'ignoranza (cioè colui che non sa....cosa dice), così pare almeno siano, ho sempre un sussulto. Eppure lo stesso sindaco di Rimini ha fatto della mobilità lenta e degli anelli verdi il leit motive della sua campagna elettorale, ed ancora oggi ne ripete gli slogan ad ogni occasione. Lo stesso Gioenzo in campagna elettorale parlava di affiancare l'antico manufatto romano da un più moderno ponte o galleria sotto l'invaso nauseabondo. Presumo quindi che un ponte romano, millenario due volte, in pietra d'Istria possente tale da sopportare ore di 'stronzi' in Suv, auto, motorini e biciclette contromano possa ancora rimanere lì a fare la sua porca figura. Vede signor Febo, i romani han fatto poche cose, ma bene. Non possiamo dire lo stesso dei riminesi. Or quindi, se vogliamo guardare al lato pratico della sua questione guardi una piantina urbanistica di Rimini, partendo dal 1950 ad oggi e si renderà conto che le scelte attuabili, per urbanistica e viabilità c'erano, ma non si son volute cogliere. Penso allo sfondamento di via Caduti di Marzabotto che, disgraziatamente, si ferma alla rotatoria della Marecchiese causa villa dei soliti noti. Dietro i campi son liberi, incolti e da 30 anni attendono una via che snellisca il traffico. Ma non si può. Altri esempi? Via Sozzi! Quale giovamento per la città? La percorro ogni tanto, ma se devo perder del tempo, non se devo arrivar prima. Chiaro che la zona avrà poi un naturale sviluppo in capannoni et similia, i cancelli ci sono già. Torniamo però al ponte romano, quel cattivone che neanche il 'diavolo' nè i tedeschi hanno avuto il coraggio di abbattere (sebbene si parli dell'atto eroico dei partigiani che lo sminarono in tempo). Ma ci pensa Febo a farlo, ottimo! Chi non sa guardare al proprio passato per pensare al futuro, quale speranza potrà dare? Il suo 2 palle! era solo uno 'sfogo'? Guardi, se ha tanto bisogno di abbattere qualcosa io inizierei da quel obbrobrio di Grattacielo in salsa nostrana, quel pisello all'insù grigio ed orribile. Gli occupanti li manderei poi nelle varie case gestite dall'Acer, come a Gaiofana assieme ai teleriscaldati, così da capire come vivono i riminesi del Forese. Oppure a Viserbella e Torre Pederera, di obbrobri edilizi Rimini abbonda, anche a canone calmierato. Già che c'è le consiglio di fare un salto anche a Rimini Sud ed abbattere la Novarese, tanto non la rimetteranno mai in ordine e qualora lo facessero vi sarà sempre un rompiscatole, magari soviet, pronto a ricordare gli obbrobri della vacanze estive del Ventennio. Se poi le avanza del tempo, le suggerisco di tirar giù anche quel che resta dell'anfiteatro romano, così risolviamo la questione Ceis subito, senza che i giornali ci affoghino di pianti dei pro e contro. Aggiunga infine anche il Teatro. Una città moderna come Rimini non se lo merita proprio il manufatto del Poletti. 
marco torri