martedì 18 giugno 2013

D-Day

D-day. Il giorno dei dissidenti, il giorno delle diarie, il giorno della divisione del Movimento 5 stelle. L’assemblea congiunta di deputati e senatori in una blindatissima sala in quel di Montecitorio, con gli amici giornalisti fermati due piani sopra l’ingresso dell’aula, ha esibito il massimo dell'autonomia consentita. Niente. Un tenero Biscotto che rimanda alla rete una decisione che non erano in grado di assumere. Quanto sono lontani i tempi delle grandi affermazioni di principio, dell'uno vale uno ma Casaleggio di più. Nascondere la manifesta debolezza di un gruppo scelto con criteri assurdi, molto simili alle chiamate della manovalanza che a selezioni credibili per la missione da compiere, dietro il comodo paravento dei fucili del web, testimonia che per le rivoluzioni ci vogliono le idee e quelle non mancavano, ma indispensabili sono rivoluzionari capaci d'imbracciare almeno la lingua.  La trama del film è nota, ma per quelli che non si sono affidati alle tenere cure informative di Rep e marmaglia simile, posso riassumere le tante stupide puntate precedenti. Gli ortodossi leggono alcuni stralci di dichiarazioni poco gradite rilasciate alla stampa, citati in particolare Tommaso Currò e Adriano Zaccagnini. Il clima è disteso, la linea quella di parlare meno con la stampa e più all’interno del gruppo. Martedì: si elegge il nuovo capogruppo al Senato, Nicola Morra. Poco dopo la senatrice Adele Gambaro va davanti ai microfoni di Sky: “Il problema del Movimento 5 stelle è Grillo, la sua comunicazione è sbagliata”. Grillo reagisce. Prima chiede agli attivisti se è lui il problema, poi invita Gambaro ad uscire dal Movimento. Vito Crimi e Morra incontrano Gambaro, dunque assemblea dei senatori. La situazione rimane interlocutoria. Mercoledì: Nuova assemblea dei senatori. La maggior parte non vuole che Gambaro lasci, né che venga espulsa. Giovedì: Nuovo incontro tra Gambaro, Crimi e Morra. La senatrice dice di voler lasciare il Parlamento per non creare problemi al Movimento. Poco dopo ci ripensa, scatenando l’ira di Grillo. Morra e Crimi convocano un’assemblea per il lunedì successivo, proponendo di votare l’espulsione. Il leader pubblica il comunicato sul blog mentre i senatori sono riuniti, lo vede per primo Lorenzo Battista che se ne va sbattendo la porta. Venerdì: in un Senato deserto si riuniscono nuovamente i senatori. Luigi Cotti tenta una mediazione: la collega sia valutata solo da chi siede a Palazzo Madama. Sa che la maggioranza è contro l’espulsione. Crimi: “Proposta irricevibile”. Grillo trasforma il voto in un referendum: “Se vi pronunciate contro di me lascio il Movimento”. Il capogruppo alla Camera Riccardo Nuti lancia una bomba: “È in atto una compravendita di parlamentari”. Il weekend per il momento è interlocutorio. In un’intervista a La Stampa, Paola Pinna ieri ha detto che in caso di espulsione della collega non avrebbe problemi ad andarsene, ricevendo una dura risposta da parte di Nuti, che insieme a Luigi Di Maio, avverte: “Chi non sta alle regole è libero di andarsene”. Un consiglio che potrebbe essere preso alla lettera da una manciata di senatori, i quali, a quanto riferiscono fonti del Senato, avrebbero già contattato gli uffici per informarsi su come formare un gruppo autonomo, nel caso la situazione precipitasse. La stessa situazione potrebbe concretizzarsi anche alla Camera, ma i maggiori indiziati smentiscono categoricamente. E il precipizio è ad un passo. I più dialoganti difendono il diritto di critica della Gambaro, sostengono che il Movimento debba essere plurale. Minacciano battaglia, ma il vero obiettivo è non arrivare al voto della discordia. L’ultimo tentativo è quello di ieri, con i senatori che tenteranno un’ultima mediazione. Ma i toni alla Camera sono battaglieri, insistono che il voto non potrà essere evitato in alcun modo. “Se ne andranno in venti o trenta? Non aspettiamo altro per poter iniziare a lavorare in pace. L’obiettivo sembra essere quello di ripulire la pattuglia parlamentare “da chi crea problemi”. Spero che le zavorre ci lascino, ha confermato Giuseppe D’Ambrosio. Jacopo Iacoboni, un giornalista amico, dava conto di almeno quindici senatori con le valige in mano. Scatenando la reazione di alcuni di essi: “Smentisco in maniera ferma e senza ombra di dubbio”, ha risposto Mario Giarrusso. “Un articolo diffamante", secondo Alessandra Bencini. Ma altri, come Battista e Serenella Fucksia, potrebbero non essere dello stesso avviso. Il deputato Michele Dell’Orco spande miele: “L’assemblea salverà Adele”. Più che una previsione è una speranza. Dopo lo showdon del lunedi, oggi sarà l’ora del Grillo pride,  In attesa che Beppe, insieme a Gianroberto Casaleggio, faccia capolino in settimana alla Camera, dopo che ha già incontrato gli amministratori locali, per dare vita ad una vera e propria “fase 2” del Movimento 5 stelle in Parlamento. Difficile sostenere che non ci sia stata una caccia autorizzata, permessa , incentivata al MoVimento, nello stesso tempo, le prede si sono dimostrate troppo facili da raggiungere e catturare. I nove milioni di voti in affido intanto ringraziano, almeno fosse vera la notizia che si prepara una maggioranza leggermente migliore di quella prevista dalla Merkel.