sabato 8 giugno 2013

La Pista secondo Giordano

Ogni estate ha il suo tormentone. Mi ricordo quello ,di tanti anni fa , provocato dalle due palline attaccate a due fili che facevano “cik e ciak” oppure l’urlo improvviso di “Ugoooo! “ che ti faceva sobbalzare sul lettino in spiaggia. Forse l’estate riminese 2013 verrà ricordata per la nascita di tanti esperti in piste ciclabili? Rimini è una città caratterizzata dall’assenza di pendenze (escludendo naturalmente la salita impegnativa di Via Bonsi) e da quando è nata la bicicletta questa si è sempre offerta ad un suo utilizzo. Un esempio, che ha fatto il giro del Mondo, sul nostro approccio alla mobilità è nel film Amarcord dove l’Avvocato attraversava lentamente Piazza Giulio Cesare, facendo il Cicerone, appoggiandosi al manubrio della sua bici e raccogliendo solo sonore pernacchie mentre sulla Palata poteva arrivare, in moto ad alta velocità , “Scureza” ad Corpolò, accolto da tanta ammirazione. Ora dovremmo solo decidere chi dei due personaggi vogliamo essere. Purtroppo, invece di osservare con spirito costruttivo la nascita della” prima e vera pista ciclabile” riminese(7,500 km ), che il Sindaco Gnassi ha avuto il coraggio di proporre, si assiste ad un continuo suo denigrare come se tanti neo-esperti di mobilità lenta si fossero svegliati da un letargo decennale e vedessero questa nuova opportunità di spostamento come una pericolosa Tav. In realtà noi cittadini dovremmo solo auspicare un suo razionale utilizzo che, sicuramente, non è quello attuato dai ciclo- corridori, intenti a mantenere una loro elevata media chilometrica, tanto che, per evitare attriti con l’aria, non vogliono in dotazione neanche il campanello, o quello di utenti ciclo-elettrici che sono rapidi nel muoversi ma, purtroppo, molto lenti nel frenare. L’unico pericolo che potremmo ricavare da un suo intelligente utilizzo sarà di accorgerci, ancora di più, di quali ben maggiori pericoli sono dotate le altre piste ciclabili cittadine. Basti pensare a quella del Borgo San Giovanni oppure al tunnel del sottopassaggio ferroviario nel Parco Cervi. Con la nascita di questa nuova ciclabile si è liberata la visione della Spiaggia e del nostro Mare per chi percorre in auto, in bicicletta il lungomare e si evita che bambini, sul marciapiede lato mare, si possano ustionare con le marmitte delle tante moto ammassate in zona vietata o di sbattere contro la prua di auto in sosta che hanno superato il cordolo del marciapiede. Inoltre,per favore, evitiamo il rimpianto della vecchia pista ciclabile, posizionata sul marciapiede lato monte, dal momento che non lo merita. Io,nella migliore delle occasioni, su questa vecchia ciclabile, ho rischiato ,pedalando, di dare una leccatina al gelato di chi usciva improvvisamente da una nota gelateria e se questa vecchia ciclabile, cari concittadini, l’abbiamo tollerata per anni ora dobbiamo pretendere che la nuova non sia un Velodromo ma solo una opportunità in più di fare attività fisica a costo zero, di muoverci senza consumare lo stipendio in benzina e di offrire ai tanti turisti un approccio più rilassante nella zona più bella di Rimini, mentre si avvicinano alla Ruota sul Porto. Chiaramente se noi riminesi diciamo, andiamo e facciamo tutto quello che vogliamo, come tanti “anarchici e solitari skipper”, allora il pericolo si può annidare in qualunque punto ,anche lungo la Palata, nel punto più estremo della nostra città. Proprio pochi giorni fa ricorreva l’anniversario della morte dello storico gestore del “Circolo Tennis Rimini” e mentre percorrevo il lungomare mi sono ricordato quando lui e sua moglie (che in quella occasione purtroppo morì) furono falciati, vicino al Circolo e sulle strisce pedonali, da una moto impazzita. Non c’era ancora la “nuova” pista ciclabile come era assente quando, con le auto a spina di pesce sul lato mare, alcuni anni fa, venne tranciato, da un camioncino in retromarcia, un braccio ad un anziano che stava seduto sul trenino turistico e che tentava di vedere la spiaggia. Non è quindi la nuova pista ciclabile il pericolo ma è il ciclista “Invurnì”che bisognerà forse svegliare insegnando il codice stradale, eventualmente con dei Pit-stop sul posto. Cordiali saluti
 Sergio Giordano(presidente di Basta Merda in Mare)