Stranezze riccionesi. Potrebbe essere il titolo di una rubrica in cui ospitare le tantissime incoerenze, le troppe anomalie, le mille incomprese ragioni che si scoprono guardando dentro le cose di Riccione. Ci penserò. Nel frattempo ne rivelo una che sembra uscire da un film di Totò anni '60. Uno in particolare. Quello in cui Totò riesce a vendere la Fontana di Trevi ad un turista americano. A Riccione sembra che succeda anche questo. Ad interpretare la parte del re dei comici napoletani, però non è il solito pataccaro, ma qui è addirittura il Comune di Riccione. Succede infatti che nel cuore di viale Ceccarini c'è una piccola piazza. A due passi dall'ombelico del mondo. È piazza del Faro. Un piccolo, ma strategico slargo che si offre al passeggio dei milioni di turisti che come un fiume in piena vanno su e giù nel mitico acquario riccionese. Quella piazzetta è una proprietà privata. Da tempo al centro di un progetto urbanistico e commerciale, approvato dalla Giunta Imola, ma rimesso in discussione da quella del Nazareno, dopo che anche a questa ne aveva offerto un suo primo parere positivo, che vorrebbe avvicinare Riccione alla mitica New York, con il tentativo, per niente malvagio, di riprodurre in quello spazio il famosissimo Glass Cube della Apple in Fifth Avenue. Progetto la cui realizzazione sembra essere diventata ostaggio di una querelle tra il Nazareno e il Proprietario della piazza. Un contenzioso che parte da lontano, attraversa vecchi accordi e finanche siglate convenzioni su analoghi e diversi progetti, per atterrar sembra sulle scomode ali delle vie legali, come spesso succede da qualche tempi in qua, immancabilmente a Riccione. Ma non è certamente questa la stranezza. No. Non avrei scomodato Totò per così poco. Ma, come ho accennato, cosi come la Fontana di Trevi, anche questa piccola , deliziosa piazzetta ha una forte attrattiva turistica. È per questo molto ambita da chi, aziende private alcune anche di prestigio internazionale, la scelgono per le loro operazioni di promozione, visibilità e sampling diffusion allestendovi temporary promotion corner. Una opportunità straordinaria, davvero irresistibile. Anche per il Comune di Riccione che vestendo i panni di Totò sembra faccia pagare alle aziende che ne vogliono sfruttare temporaneamente lo spazio, una non irrilevante tassa di occupazione di suolo pubblico. Esponendosi così a quella incoerenza che rileva uno strano mostro giuridico che incomprensibilmente ribalta vecchi schemi di abusivismo italiano. Forzandone il senso si potrebbe dire che siamo di fronte ad una specie di illegittimo sfruttamento pubblico di un bene privato. Non si capisce bene perché, infatti , un'azienda, una griffe, una radio, un gestore di telefonia, una casa automobilistica che vuole affittare quello spazio privato, debba essere costretta a pagare un'imposta di occupazione di suolo pubblico che pubblico non è. Naturalmente non mancheranno le interpretazioni di comodo. Si farà ricorso a cavilli regolamentari o ai diritti di servitù pubblica. Ma quello che resta e' un dato incontrovertibile. Il Comune di Riccione affitta, a caro prezzo, uno spazio non suo. Intascandone i ricavi. E a quanto mi dicono, al vero ed unico proprietario della deliziosa piazzetta tutto questo sembra non vada più bene.
alberto nardelli