Non c’è proprio niente da dire: noi riminesi siamo sboroni per definizione. Siamo in grado di fare di più e meglio persino dei romani. Forse non tutti ricorderanno l’architetto Renato Nicolini. È stato assessore alla cultura del comune di Roma a cavallo tra gli anni ’70 ed ’80. In un’epoca fortemente ideologizzata, quando in Italia volavano pallottole e scoppiavano bombe, Nicolini organizzava faraonici eventi e feste in giro per Roma. Venne definito l’assessore dell’effimero, proprio perché per lui cultura significava feste e festeggiamenti e non si curava del difficile contesto sociale e politico in cui versava il Paese. Come vedete, i romani ci fanno un baffo! Noi non abbiamo un semplice assessore, ma abbiamo addirittura un sindaco dell’effimero. Questi non saranno più gli anni di piombo, ma di casini da risolvere direi che ce ne sono parecchi. Nonostante ciò, il sindaco dell’effimero organizza feste, rave party travestiti da evento pubblico, notti colorate e carnevali perpetui. Un paese dei balocchi che offre divertimento basato su alcol e sballo, ma basta qualche mamma col passeggino in mezzo agli obnubilati, per far parlare di festa per le famiglie. Ah se solo il nostro sindaco avesse conosciuto il Gianni De Michelis dei tempi d’oro! Sarebbero stati una coppia favolosa all’insegna della Rimini da bere. È davvero questa la direzione che vogliamo intraprendere? Siamo veramente una città che nei bilanci degli eventi che organizza, assieme alla pulizia delle strade e la rimozione delle transenne, ci mette anche un morto all’anno, facendolo passare per casistica da grandi numeri? E se quel morto durante una festa fosse nostro figlio, nostro fratello o nostro nipote? Non si può pensare che sia normale che un’amministrazione comunale organizzi rave party, che induca sottilmente ed indirettamente i giovani ad un tipo di divertimento fatto di alcol e droghe. Ma quello che più sconcerta è che di fronte al delirio ludico di uno, i giornali locali siano diventati dei cartelloni pubblicitari per le feste sindacali ed il cinismo di alcuni operatori li porti ad applaudire a tutto ciò che riempie i cassetti del locale. Sbaglio, o quelli che oggi ballano con la fascia tricolore sono gli stessi che qualche giorno fa si sono mangiati un aereoporto? Il nostro aereoporto! "Usque tandem" dicevano i latini, “fino a quando” dovrà continuare questo delirio?
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